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I MISTERI DEL VENERDI SANTO (TRAPANI)
Dagli orefici ai pescatori, dagli ortolani ai barbieri, dai calzolai ai salinai: sono i membri delle antiche corporazioni che danno vita alla processione dei Misteri. A ogni rappresentanza dei 20 mestieri è affidata la cura di uno dei grandi gruppi scultorei da portare per le vie della città nella processione del Venerdì Santo, una delle più estenuanti di tutta la Sicilia. I partecipanti rivivono la passione con sofferenza, trasportando i simulacri per 20 ore. Il corteo è ritmato dalla musica della banda, una marcia cadenzata che stabilisce le cosi dette “annacate”, i passi dondolanti con cui i portatori incedono sotto il peso delle statue. Verso la mezzanotte la processione giunge in piazza, poi continua la sua marcia, fino all’alba e sino al pomeriggio del sabato, quando i Misteri, a uno a uno, con solennità vengono riportati alla chiesa del Purgatorio.
IL BALLO DEI DIAVOLI (PRIZZI)
Ogni anno il tradizionale “Abballu di li Diavuli” invade le strade di Prizzi, riproponendo il tema dello scontro tra il bene e il male. I diavoli sono vestiti di rosso, hanno una deforme maschera di latta sormontata da una pelle di capra da cui spuntano corna affilate. Il naso è adunco e la bocca è disegnata da denti scomposti. Fin dal primo pomeriggio i Diavoli sono guidati per le strade di Prizzi dalla Morte, vestita di giallo; in mano impugna una balestra con cui indica le sue vittime tra i passanti. Le anime hanno pochi mezzi per sfuggire alla Morte, ma di solito un’offerta per gli organizzatori o ua sosta nei bar per un bicchiere di vino sembrano avere successo. Il vero rito ha pero luogo nel pomeriggio: per la strade del paese scendono le statue del Cristo risorto e della Madonna e l’infernale brigata fa di tutto per evitare che si incontrino, insinuandosi tra i simulacri e ballando in modo disordinato al ritmo delle percussioni. Le statue però si avvicinano e i Diavoli lentamente sincronizzano il loro passo a quello dei portatori, come ipnotizzati da una forza superiore, fino a che vengono schiacciati dai simulacri e portati via dai angeli.
I MISTERI DEL GIOVEDI SANTO (MARSALA)
E un corteo di altre un chilometro, preceduto dal suono di un tamburo e di una tromba: tutta la città deve stare ad ascoltare e soprattutto a guardare, perché in scena, tra le vie di Marsala, c’è la storia di Gesù e della sua passione fino alla croce. E la processione della Casazza, come si dice in Siciliano, la sacra rappresentazione in cui gli interpreti sono personaggi viventi e non i gruppi statuari dei Misteri: una delle poche processioni del genere rimaste in Sicilia che da 300 anni, ogni Giovedì Santo, invade la strade di Marsala. Preceduti da bambine vestite di bianco sfilano i gruppi di figuranti: uno dei più mesti e dei più attesi è Gesù che porta la croce al Calvario. Discosta c’è Veronica con le sue affascinanti ancelle: i loro volti si distinguono sotto un bianco velo che scende da uno sfarzoso copricapo dorato, adorno di gemme, perle i sottile filigrana. Il velo ricopre loro anche le mani e mentre si muovono tristi a altere sembrano eteree statue. La processione prosegue con il gruppo della crocifissione, quindi il cristo morto e la madre addolorata: un grande teatro in movimento che unisce profondamente religione e tradizione popolare.
SANTA ROSALIA (PALERMO)
Nel 1624, i Palermitani morivano sotto l’implacabile marsa della peste. Un’epidemia violenta che nemmeno l’intercessione delle quattro co-patrone di Palermo – Santa Cristina, Santa Ninfa, Sant’Oliva e Sant’Agata – riusciva a placcare. Secondo la leggenda, un saponaio, Vincenzo Bonelli, durante una battuta di caccia sul Monte Pellegrino, poco lontano dalla città, smarri la strada, complice un forte temporale. Tra le nuvole e l’acqua Scrosciante, li apparve il volto di una giovane, Rosalia, che gli promise la salvezza per la città. Rivelò al cacciatore il luogo dove giacevano i suoi resti mortali, la grotta dove aveva vissuto da eremita, e gli chiese di avvertire il vescovo. Cosi fu che il cardinale Giannettino Doria trovò le ossa della Santa e le fece traslare a Palermo. Al solo passaggio delle reliquie la città si purifico e da allora, dal 9 al 15 Luglio di ogni anno, i Palermitani onorano la Santa con il Festinu, il carro che porta il simulacro di Rosalia è un opera grandiosa, esempio della fantasia e della teatralità siciliana: alto circa 10 metri, ha la forma di un’enorme barca. Ospita 60 persone, tra cui la banda vestita in abito settecenteschi. Preceduto dalle “macchinette”, piccoli carri rappresentanti della vita di Rosalia, il carro sfila in processione lungo il “Cassaro” (corso Vittorio Emanuele) osannato dalla folla. Alla marina concerti, fuochi d’artificio e le bancarelle di dolciumi festeggiano la santa in modo più profano.
SETTIMANA SANTA DI CALTANISSETTA
A Caltanissetta l’evento più atteso della settimana santa è la processione della Reale Maestranza di mercoledì. Tutte le rappresentanze delle corporazioni cittadine sfilano in corteo accompagnate da una marcia funebre. Ogni partecipante è vestito con abito, farfallina e guanti neri. Dopo la cerimonia nella cattedrale, la processione torna per le strade, ma in segno di gioia ora i devoti indossano guanti e papillon bianchi. La festa si prolunga nel pomeriggio e la sera i ragazzi portano in processione le “Varicedde”, piccoli simulacri che riproducono le statue dei Misteri che sfileranno il Giovedì Santo.
FESTA DEL SS CROCEFISSO (CALATAFIMI)
A maggio a Calatafimi si onora il SS crocefisso: una croce di legno scuro, quasi nero, trovata alla fine del 1600 e dotata di poteri miracolosi. Ogni anno, il 3 maggio, tutta la città sfila in corteo, ma ogni 5 anni, quando le finanze lo consentono, alla celebrazione “ordinaria” si aggiunge la “straordinaria”. E questa l’occasione in cui gli 11 ceti cittadini scendono in piazza per festeggiare. Ci sono i pecorai e caprai, il clero e la “sciabbica” (il popolo) ma tutti attendono i più grandi: la maestranza, cioè l’antica milizia cittadina che marcia imbracciando il fucile, i borgesi, con muli addobbati a festa, e i cavallari, che offrono noccioline e confetti. Seguono i massari, che da un carro adornato con rami di alloro distribuiscono i “cucciddati”, i pani tradizionali.
SAGRA DEL TARATATA (CASTELTERMINI)
Un giorno di maggio attorno alle 16.00, in un campo vicino a Casteltermini, avvenne un miracolo: i buoi intenti nell’aratura si inginocchiarono sulla terra indicando il luogo dove era sepolto un antico crocefisso. I festeggiamenti per il ritrovamento, la sagra del Taratatà, iniziano il quarto venerdì di Maggio, ma il momento clou è la domenica con il corteo dei ceti cittadini. Apre la processione la reale maestranza, seguita a cavallo dai celibi, poi dai pecorai e infine dai borgesi. Chiude il corteo il gruppo del taratatà: cui è riservato l’aspetto più scenografico della manifestazione, che riporta alle origine della città: un tempo Casteltermini era un insediamento arabo e i discendenti musulmani partecipavano alla processione onorando la croce con balli tradizionali. E questo il Taratatà la danza-armata nella quale i ballerini si esibiscono in un sinuoso duello a colpi di spada.
SETTIMANA SANTA (PIANA DEGLI ALBANESI)
Verso la metà del XVI secolo, Alfonso d’Aragona chiamò in Sicilia un valoroso condottiere albanese. I soldati giunti dai Balcani al seguito si stabilirono in quella che oggi è Piana degli Albanesi dove tutt’ora risiedono 5 delle otto comunità Albanesi in Sicilia. Custodi di una coscienza precisa delle proprie origini, mantengono dialetti, abitudini e tradizioni particolari, come i festeggiamenti pasquali del rito Bizantino. Particolarmente suggestive sono la processione della Domenica delle Palme, del Venerdì e del Sabato, mentre a Pasqua, in segno di esultanza, le donne vestono i costumi tradizionali: la gonna ricamata in oro, il copricapo, i gioielli e la tipica cintura con San Giorgio.